La sofferenza lascia sempre una cicatrice che possiamo nascondere oppure possiamo scegliere di valorizzare
LA PRATICA DEL KINTSUGI
Ce lo insegna l’antica pratica giapponese del Kintsugi, letteralmente “riparare con l’oro” oggetti di porcellana e ceramica rotti, trasformandoli in pezzi d’arte unici. I frammenti degli oggetti, tipicamente vasellame, vengono saldati con uno strato di resina urushi e poi successivamente ricoperti con oro in polvere o argento lungo tutte le crepe. Non solo l’oggetto rotto non viene buttato via, ma le sue “cicatrici” vengono enfatizzate con l’oro dalla mano dell’artista che esegue la riparazione.
Una pratica affascinante che attraverso l’arte dimostra
come dalla rottura possa nascere una nuova forma di unione e integrità e da una imperfezione una bellezza ancora più preziosa.
LA FILOSOFIA DEL KINTSUGI
Il pensiero che deriva dalla filosofia del Kintsugi, cioè che nella vita ciò che si è rotto o è imperfetto non sia sempre da buttare via, mi incoraggia. Quante volte oggetti di ogni tipo sono caduti al suolo davanti ai nostri occhi frantumandosi in mille pezzi? E quanto volte la stessa cosa è capitato al nostro cuore, a una relazione, a un sogno che avevamo nel cassetto, alla fiducia e alla speranza in qualcuno o qualcosa? La sofferenza che ne consegue, spesso, non ci permette di pensare lucidamente e di razionalizzare un possibile intervento di “riparazione”. Tutto ci sembra perso, andato, finito. E invece, a volte, una crepa non è altro che uno spiraglio.
“C’è una crepa in ogni cosa.
Ed è da lì che entra la luce.”
(Leonard Cohen)
Spesso ho sentito dire dai miei nonni che ai loro tempi le relazioni duravano più a lungo perché le persone erano state educate, soprattutto in tempo di povertà, a non buttare via niente, a riparare tutto e a dare una seconda chance agli oggetti. Allo stesso modo, i rapporti venivano ricuciti, i matrimoni rinsaldati e le famiglie riunite nonostante tutto. Io non credo che si debba stare insieme per forza, anzi, ho un’idea molto precisa a riguardo che vi avevo raccontato in un post in cui vi parlavo della mia separazione, ma la vita fino a questo momento mi ha insegnato che
a volte vale la pena provare a riparare piuttosto che buttare.
Armarsi di scopa e paletta per spazzare via i cocci e buttare via tutto nella spazzatura insieme ai ricordi o raccoglierli per rimetterli insieme con l’oro e l’argento? Solo il nostro cuore potrà stabilirlo. A volte, potrebbe valere la pena ascoltarlo e farci condurre nell’arte del Kintsugi della vita. Potremmo scoprire, ad esempio, che anche se una relazione è ormai destinata alla separazione, può nascere comunque una nuova forma di rapporto con una nuova dignità e un nuovo equilibrio. È faticoso, ma ne vale la pena, soprattutto se ci sono dei figli.
USARE LA TECNICA DEL KINTSUGI CON I BAMBINI
In questo video ho praticato la tecnica del Kintsugi personalizzandola a modo mio: ho utilizzato della semplice colla attacca tutto e dello smalto color oro, guanti per proteggersi le mani e un pennellino a punta fine.
È un lavoretto interessante da proporre anche ai bambini, soprattutto per l’insegnamento che sta alla base.
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