È passato qualche giorno ormai dal mio viaggio in Indonesia, ma i ricordi sono ancora vividissimi e voglio condividerli con voi
E farvi venire una voglia matta di andare a Bali, per la precisione a Ubud, che è decisamente
il mio posto nel mondo.
Vi è mai capitato di trovarvi in un luogo mai visto prima e di sentire immediatamente un profondo senso di appartenenza? A Ubud mi sono sentita a casa e non saprei spiegarvi razionalmente perché. Non so spiegarvi perché mentre passeggiavo per i vicoli mi sentivo così a mio agio da poterlo fare tranquillamente anche in ciabatte o addirittura a piedi nudi. Non so spiegarvi perché persino i marciapiedi fatiscenti e dissestati erano per me parte integrante di quel dolce fluire in cui mi sono sentita pienamente me stessa. Non so spiegarvi per quale fortunata combinazione a Ubud io abbia fatto gli incontri giusti, mangiato proprio i sapori di cui avevo bisogno e avuto indietro un po’ di tempo perso. Non ve lo so spiegare, ma è esattamente quello che è accaduto. Mi sento profondamente grata verso Ubud, quindi non vogliatemene se in questo articolo il focus sarà soprattutto su questa area di Bali. È quello che sento di potervi trasmettere meglio.
Ubud è una cittadina dalla dimensioni modeste che si trova a circa 30 km a nord-ovest da Denpasar, lontano dal turismo di massa balneare delle località turistiche del sud di Bali. È da molti definita il vero cuore di Bali…e io non stenterei a crederci, ma non avendo visitato moltissimo dell’isola, non vorrei azzardare un’affermazione del genere (pur “sentendo” che con ogni probabilità è proprio così). A Ubud manca il mare, ma io non ne ho sentito affatto la mancanza, perché a Ubud ci sono le risaie, le scimmie, i templi induisti, i fiori di loto, i frangipane, i cesti colmi di offerte votive, gli incensi accesi per strada, la cap cay, le gallerie d’arte e i musei, le spa e i centri benessere, le scuole di yoga…
e i sorrisi.
La gente lì sorride: incroci il loro sguardo, ti sorridono; chiedi un’informazione, ti sorridono; ti servono al ristorante, ti sorridono; non possono accontentare una tua richiesta, ti sorridono; possono accontentarla, ti sorridono; ti arrabbi, ti sorridono. E, credetemi, non è un sorriso forzato, di plastica, strategico…è niente di più vero che degli esseri umani a me sconosciuti mi abbiano mai offerto. Il sorriso dei balinesi è il frutto gustoso della loro famigerata gentilezza, che non è un mito, ma una bellissima realtà che ha caratterizzato fortemente il mio viaggio in Indonesia.
SEMINYAK
Il mio viaggio ha avuto inizio il giorno di Natale a Seminyak in realtà, dove però mi sono fermata solo qualche giorno, il tempo necessario per prendere confidenza con le dinamiche tipiche dell’isola: il traffico, i motorini su cui viaggiano intere famiglie, i taxi (scegliete quelli del Blue Bird Group se potete), la contrattazione e la concezione del tempo. Seminyak non dista molto dall’aeroporto di Bali, è quindi una prima meta che vi consiglio nel corso del vostro tour sull’isola. Ha anche una buona posizione rispetto alle principali spiagge della costa meridionale, come la Pantai Pandawa Beach, e a vari punti di attrazione come il Garudu Wisnu Kenkana Cultural Park o l’Uluwatu Temple (Pura Luhur Uluwatu) rinomato per la sua magnifica posizione arroccata su una scogliera vista Oceano Indiano a circa 70 metri sul livello del mare. A Seminyak ho alloggiato al Paragon Ayola (ottimo rapporto qualità prezzo, buona posizione, colazione abbondante a buffet e piscina accessibile fino a tarda serata) e abbiamo mangiato deliziosamente al Lantern – Urban Asian Eatery dove vi consiglio di provare il pad thai (tagliolini di riso fritti con verdure) e il coconut & pandan crème brulee (una specie di crema catalana al cocco…indimenticabile!). Le escursioni da Seminyak le abbiamo fatte con un driver conosciuto per strada con il quale abbiamo stabilito prima un prezzo per il tour. Di questo autista ho conservato il contatto perché ha mostrato di essere onesto e affidabile, se volete contattatemi in privato e vi passo il numero.
UBUD
Da Seminyak siamo poi partiti alla volta di Ubud, dove mi sono fermata 5 giorni pieni, abbastanza per fare delle gite in giornata, perdermi con il motorino tra le risaie, farmi massaggiare in un centro spa e, semplicemente, non fare nulla per ore. A darmi il benvenuto nella cittadina di Ubud sono state proprio le “terrazze di riso” di Tagallalang, dove il panorama lascia senza fiato: ti sembra di trovarti all’improvviso sul set di un film vietnamita, ma più bello, più verde, più afoso…più. Qui vi consiglio di andarci con delle scarpe idonee…noi avevamo i sandali infradito e abbiamo rischiato grosso. Dei turisti sono caduti e sono finiti in clinica. Dopo aver fatto su e giù per le terrazze di Tagallalang avrete voglia certamente di una doccia, noi infatti siamo andati dritti alla nostra guest house, che meriterebbe un post a parte. Si chiama Putu’s Paradise Guesthouse ed è molto vicino a quello che il nome promette di essere. Per quanto modesta e senza piscina, questa guest house merita molte stelle, per la pulizia, la bellezza del giardino e delle stanze e la gentilezza dei proprietari, Putu e Wayan. Vi consiglio fortemente di scegliere una guest house a Ubud piuttosto che un hotel, perché vi permette di vivere più profondamente la vita balinese. Con Putu e Wayan abbiamo avuto modo di capire ancora meglio il loro induismo così fortemente tipico e differente da quello indiano, con tutte le sue cerimonie, le preghiere, il senso di comunità che fa capo a tutto, le offerte votive e gli abiti tipici. Posso dire di avere degli amici a Ubud e questi amici sono proprio Putu e Wayan: ci hanno aiutato quando mio nipote ha avuto la febbre e ci hanno dato tanti preziosi consigli, come quello di andare a mangiare in un posticino che probabilmente avrei ignorato se non me l’avessero indicato loro, e invece è top! Si chiama D’Gamma Warung Restaurant e lo trovate nella Anila Lane; qui vengono serviti i principali piatti della cucina balinese affiancati da un menu più turistico con pizza, spaghetti e hamburger. Non potete assolutamente farvi mancare i lumpia (involtini di verdure serviti con salsa di arachidi e agrodolce, costo 8k rupias, circa 60 centesimi di euro), il nasi goreng (riso fritto con verdure, uova e cracker di riso, costo 14k rupias, circa 1 euro) e la suprema, spaziale, memorabile zuppa di verdure e tofu cap cay (costo 10k rupia, circa 70 centesimi di euro). Un pasto completo lo pagherete molto meno di 5 euro e avrete voglia di tornarci anche i giorni dopo. Un altro posto segnalato dai nostri amici Putu e Wayan è la spa Venezia: qui ho ricevuto trattamenti quasi ogni giorno e credo di essere ringiovanita di qualche anno; il trattamento standard è quello balinese, che può durare fino a un’ora e mezza su richiesta, ma potrete tentare anche quello con le erbe calde, ne vale la pena. La struttura non è tra le più nuove, ma è così ben curata, pulita e arredata con gusto da non avere nulla da invidiare ai centri benessere luxury della zona. Prima del trattamento, verrete accolti dalla sorridente e lieve proprietaria, che vi rifocillerà con dell’acqua fresca nell’attesa del vostro turno. Prima di stendervi sul lettino, verrete invitati a farvi una doccia calda, che farete poi anche a fine trattamento…visto che sarete pieni d’olio letteralmente dalla testa ai piedi. Studio shiatsu dal 2008, quindi di trattamenti e massaggi un po’ me ne intendo…le operatrici di Venezia spa sanno dove mettere le mani senza alcun dubbio. Attenzione però…il posto crea dipendenza! Soprattutto la tisana allo zenzero servita con papaya e anguria su foglie di banano prima di salutarvi. Rispetto alle escursioni che potete fare da Ubud, vi segnalo il Pura Tirta Empul, il tempio dell’acqua sacra situato nei pressi di Tampaksiring. Qui i balinesi si recano per il rito di purificazione nelle vasche attraverso delle abluzioni che anch’io ho avuto la grande fortuna di fare. È un’esperienza mistica che chiunque può vivere, a patto che ci si copra adeguatamente con il sarong e con il sash intorno alla vita (che trovate all’ingresso) e che le donne non abbiano in quel momento il ciclo mestruale (indicazioni queste da osservare in qualsiasi tempio). Una cosa che vi invito caldamente a
fare a Ubud è noleggiare un motorino e perdervi (magari prima scaricate la mappa da Google Maps da poter consultare anche off line). Noi l’abbiamo fatto e ci siamo trovati all’improvviso in posti spettacolari, come il Gunung Kawi Temple reso ancora più suggestivo dalle risaie che troverete nei suoi pressi. Vi consiglio, inoltre, di arrivare con un driver fino al vulcano Kintamani, Mount Batur, e lungo il tragitto fermarvi a bere il famoso caffè Luwak prodotto con le bacche, ingerite, parzialmente digerite e defecate dallo zibetto comune delle palme. Un caffè cagato, in buona sostanza, ma come dicono i ragazzi che lavorano nella piantagione “don’t worry about the poop, the beans are washed!”.
In utlimo, vi lascio qualche suggerimento flash da tenere a mente:
– Vaccini: se state principalmente a Bali, non vi consiglio di fare grosse cose, a parte i classici antitetanica e anti epatite A e B. Piuttosto, un’attenzione alle zanzare, soprattutto nel periodo delle piogge. A Bali non c’è rischio malaria, ma dengue e zika sì. Quindi usate un buon repellente, vi consiglio quelli a base di DEET almeno al 20% (per gli adulti, mentre per i bambini scegliete una percentuale minore). È suggerito anche l’uso di un insetticida da erogare sui vestiti e nelle camere in cui soggiornerete. Io ho scelto il Bio Kill, a base acquosa, quindi biodegradabile al 98%, inodore, non lascia macchie e una volta che asciuga non è affatto tossico, potete anche dormire sul cuscino su cui l’avete erogato.
– L’acqua a Bali e dintorni, soprattutto nelle strutture di un certo tipo, è potabile, ma per una tranquillità maggiore cercate di evitare acqua non imbottigliata e ghiaccio. Iniziate a prendere dei fermenti lattici qualche giorno prima del viaggio, continuate lì e anche al ritorno. Io ho scelto Yovis Viaggio perché si può portare comodamente in giro.
– Attenzione agli sbalzi di temperatura dovuti all’uso massiccio dell’aria condizionata. Mio nipote ha avuto la febbre per 3 giorni circa! Chiedete ai driver di non usarla e nelle camere optate per la funzione deumidificatore piuttosto che condizionatore. Portatevi dall’Italia il termometro, mentre per le medicine, a parte il classico paracetamolo e un anti diarroico, non vi consiglio di portarvi altro, per un semplice motivo: se vi viene la febbre alta, recatevi appena potete presso una qualsiasi clinica, ce ne sono varie e sembrano funzionare bene, e fate un test per la dengue. Nel giro di poche ore avrete il risultato e le medicine idonee per la vostra condizione. Quindi inutile portare mille mila scatoline di medicine dall’Italia, perché in presenza di febbre è assolutamente sconsigliato il fai da te dato il rischio dengue (per la quale è fondamentale scoprirlo il prima possibile per evitare di arrivare nella fase critica della malattia).
– Se volete visitare le isole Gili (noi avremmo dovuto, ma per la febbre di cui sopra ci siamo fermati a Ubud), attenzione, scegliete solo imbarcazioni super sicure. Vi segnalo la Eka Jaya Fast Boat.
– Se volate su Jakarta, come ho fatto io, non vi consiglio di fermarvi più di un giorno. Se qualcuno vuole smentirmi, volentieri, ma io ritengo sia una città veramente pessima e, soprattutto, non regge il confronto con Bali.
Che altro dire se non: book a flight and go!
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