Sì, io medito.
A volte mi sveglio la mattina prestissimo per farlo, io che amo così tanto dormire. Medito, faccio yoga, stretching dei meridiani, recito mantra. Perché sono buddhista? Sì, sono buddhista, ma in realtà credo di fare tutto questo per un altro motivo: per gestire meglio il mio carattere di merda.
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Ho scoperto la meditazione nella primavera del 2007. Ricordo molto bene la data perché ero in viaggio, in Egitto. Non fu un guru o un maestro a condurmi sulla strada della meditazione. Fu uno scoglio, fu il sole in faccia e fu il mare. Era così tanta la meraviglia della natura che avevo davanti ai miei occhi mentre me ne stavo lì seduta che, a un certo punto, divenne quasi insopportabile. Allora chiusi gli occhi per non vedere più e iniziai a respirare lentamente. All’inizio respiravo piano solo per assaporare meglio l’odore che arrivava dal mare. Poi presi consapevolezza del flusso del mio respiro, di come si gonfiava la pancia mentre inspiravo e di come si svuotava mentre espiravo.
Vuoto e pieno. Vuoto e pieno.
Questo alternarsi di vuoto e pieno dentro di me mi rassicurava, mi calmava, un po’ come accade ai bambini quando ripetono la stessa cosa per 1000 volte di fila. Mi accorsi che spontaneamente toccavo con la punta della lingua il palato e che questo mi rilassava la mandibola. A poco a poco le mie spalle si abbassavano, la colonna vertebrale chiedeva di essere raddrizzata, mentre la testa tendeva verso l’alto, come se fosse tirata da un filo sottile agganciato al cielo. Giuro, non avevo mai meditato prima di quel momento.
Iniziò così il mio percorso, su uno scoglio di fronte al mare.
Da quel momento, la curiosità mi spinse a fare esperienza di diverse discipline orientali, scuole di meditazione, corsi di auto guarigione e chi più ne ha più ne metta. Fino a quando, a un certo punto, trovai la mia dimensione nella meditazione zen. La meditazione zen, conosciuta anche come Zazen, è una meditazione silenziosa.
Semplicemente ti siedi e respiri.
Non devi ottenere nulla, non devi raggiungere nulla, non devi aspettarti nulla. Semplicemente ti siedi e respiri. Banale, poco, inutile? Dovreste provare a stare seduti nella posizione del mezzo loto o in seiza per qualche minuto, non dico tanto, senza muovere un arto, poi ne riparliamo. Inizierà a farvi male tutto, vi faranno male anche le orecchie a un certo punto. Perché? Il vostro corpo si ribellerà a qualcosa che non fate mai, all’immobilità. La vostra mente si ribellerà a qualcosa che non fate mai, al fermarsi. Così vi faranno male i muscoli, le ginocchia e la testa inizierà a proporvi la qualunque cosa, dalla lista per la spesa all’ultima cazzata che ha detto il vostro collega e che non avete ancora digerito. Vi si riproporranno pensieri negativi come la peperonata della sera prima. All’inizio vi sentirete un po’ frustrati: “ma perché non riesco a non pensare a nulla?”. Poi, seduta dopo seduta, abbandonerete l’ardua aspettativa dell’assenza di pensiero e imparerete ad accettare i vostri pensieri così come accettate le nuvole bianche nel grande cielo sopra le vostre teste. Li vedrete passare, ma non vi soffermerete più. Il capo è una stronzo, vai oltre, guarda e passa; tua madre è isterica, guarda e vai avanti; tuo marito ti ha tradito, osserva e non fermarti. I pensieri si susseguiranno come su un nastro di un sushi bar, uno dopo l’altro. Imparerete a guardarli e a non nutrirvi di essi. Il flusso della mente rallenterà, il respiro si farà sempre più profondo e capace di massaggiare con il diaframma i vostri organi interni.
Questo farà di voi dei santi? Assolutamente no, continuerete ad arrabbiarvi, a lamentarvi, a piangere, a soffrire, ma avrete una consapevolezza più estesa. Consapevolezza…impossibile parlare di meditazione senza citarla. Prendete un qualsiasi libro di mindfulness e troverete questa parola entro le prime 100 sicuramente. Che cos’è la consapevolezza? Non so spiegarvelo a parole, potrei farlo solo attraverso l’esperienza, ma posso trasmettervi quello che mi rispose il mio maestro quando fui io a chiederglielo:
“Guarda sotto i tuoi piedi”.
All’ingresso di molti templi zen c’è un cartello su cui è scritto: “sistema le scarpe e mettile qui”. Guarda sotto i tuoi piedi. Chiaro, no?
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